Nata in America, la Corrente Iperrealista deriva dalla Pop-art, ma diversamente da questa non si propone come satira o critica della società consumistica moderna, bensì come una sua mera rappresentazione, senza alcuna interpretazione dell’autore. Dagli anni ’80 ad oggi, alcuni artisti hanno tuttavia esplorato ed usato le tecniche e lo stile Iperrealista anche come percorso artistico o come mezzo per realizzazioni e stili personali, nella pittura così come nella scultura.
Soprattutto nell’arte scultorea europea, l’Iperrealismo ha portato avanti e rielaborato la tradizione religiosa di realizzare statue poi vestite e addobbate con abiti dell’epoca, scegliendo come soggetti esseri umani fermati in gesti normali o banali, e creando così rappresentazioni che infondono nell’osservatore un’inquietudine esistenziale.
Tra gli artisti più famosi della Corrente dell’Iperrealismo Americano vanno ricordati Ralph Goings, Chuck Close, Richard Estes, Richard McLean, Stephen Posen per la pittura, Duane Hanson e John De Andrea per la scultura.
La corrente Americana degli iperrealisti inizialmente è più interessata a raffigurare i prodotti, gli oggetti in serie e il conformismo della vita contemporanea, per imitare la realtà al massimo grado. Gli artisti osservano e riproducono la società dei consumi con apparente distacco, a volte in modo divertito. I soggetti più ricorrenti sono figure umane, scenari cittadini oppure oggetti inanimati descritti con uno stile spesso influenzato dalla pubblicità: colori aggressivi, inquadrature fortemente concentrate sul soggetto principale. L’evoluzione della corrente in Europa invece subisce l’influenza di tecniche e stili più classici e tradizionali: molti degli esponenti iperrealisti europei riproducono soggetti della natura, composizioni di frutta e verdure, ambientazioni meno legate alla modernità. Gli artisti iperrealisti si servono di tecniche fotografiche e di una meccanica riproduzione della realtà per costruire l’illusionismo delle proprie tele e delle proprie sculture.
L’Iperrealismo si differenzia molto dal “Fotorealismo”, nel fatto che pittori e scultori iperrealisti usano una foto come riferimento, ma al contrario dei fotorealisti, i loro lavori raccontano spesso qualcosa, sono simbolici ed emozionanti. Nei dipinti iperrealisti ci sono sfondi, superfici, effetti di luce e ombra molto più realistici della foto originaria, a volte persino surreali, al punto da riuscire a creare persino una “falsa realtà”, una simulazione della realtà. L’Iperrealismo, diversamente dal Fotorealismo, riesce a creare un nuovo senso di realtà. Le opere possono anche comunicare un messaggio attraverso elementi e tematiche sociali, culturali, politiche, sentimentali o simboliche.
Similmente, l’Iperrealismo si differenzia dalla corrente pittorica del “Realismo”, termine quanto mai generico, che comprende un atteggiamento comune a molte manifestazioni d’arte. In termini generali indica il riferimento preciso dell’arte alla realtà concreta e visibile del mondo, tendenza che richiama molti stili già applicati nei secoli passati, sia in Italia che in Europa. In ambito specificamente pittorico, Realismo, è il termine usato per indicare un movimento dell’Ottocento che si contrappone alla Pittura Romantica e alla Pittura idealista, in voga fra i pittori dell’epoca.
Il Realismo Pittorico non si riferisce unicamente allo stile, ma anche al soggetto da ritrarre.
I giovani pittori, per rompere con i vincoli del Romanticismo, scelgono di trattare temi e soggetti della realtà quotidiana, astenendosi da ogni sentimentalismo. Per i pittori realisti, né la natura, né le immagini di vita possono avere una qualsiasi idealizzazione, perchè, come afferma Courbet “un oggetto astratto, invisibile, che non esiste, è estraneo all’ambito della pittura”. Per gli artisti realisti anche il brutto diventa un elemento in grado di qualificare l’opera d’arte, al contrario del Romanticismo che tendeva a rappresentare solo il bello e l’armonico.
All’esposizione del Salon de Paris nel 1824, furono molto ammirati alcuni dipinti di John Constable (1776-1837) il cui metodo consisteva nello schizzare i suoi lavori all’aperto, per poi completarli nel suo atelier. Il suo esempio fu seguito dai pittori di Barbizon (paesino della regione dell’Île-de-France, in prossimità della foresta) che gradualmente giunsero a realizzare completamente le loro opere all’aperto (e solo le opere più grandi erano ancora completare in studio). Con questo sistema era inevitabile che la realtà prevalesse sull’immaginario e che le immagini fossero legate ad accadimenti storici.
Le correnti realiste ebbero una configurazione nazionale, che, risentendo degli importanti avvenimenti politico-sociali del periodo storico, si distinguevano le une dalle altre con particolari tali da rendere difficile la definizione di una scuola o di uno stile Realista Unitario